284.
Quod affirmate et quasi deo teste promiseris, id tenendum est. Sapientia praeceptrice in tranquillitate vivi potest.

Caninio consule scito neminem prandisse: nihil eo consule mali factum est. Eius orationis epilŏgus tanto in honore, pueris nobis, erat, ut eum etiam edisceremus.

Romani Hannibale vivo nunquam se sine insidiis futuros arbitrabantur. Sereno quoque caelo aliquando tonat. Nonne simil timis formis saepe dispares mores sunt et moribus simillimis figura dissimilis est, cioè nonostante la più grande somiglianza della figura, del carattere?



Il Gerundio

285.
1. Il gerundio è propriamente il neutro del participio futuro, passivo nei quattro casi obliqui, cioè nel genitivo, dativo, accusativo e ablativo. Esso ha però sempre significato attivo, e regge il caso del suo verbo.

2. Se il verbo regge l'accusativo, il gerundio si converte per lo più nel participio futuro passivo, facendolo accordare nel genere, nel numero e nel caso con il nome dell'oggetto, e ponendo questo nel caso stesso, in cui avrebbe dovuto porsi il gerundio. Così, invece di consilium condendi urbem (il disegno di fondare una città), si dirà più elegantemente consilium condendae urbis; invece di tempus accommodatum demetendo fructus (il tempo giusto a cogliere i frutti), meglio si dirà tempus accommodatum demetendis fructibus. Questa sostituzione è indispensabile, quando il gerundio è preceduto da una preposizione che regge l'accusativo, per cui non si dirà ad levandum fortunam, ma ad levandam fortunam.

Si usano nella stessa maniera anche i participi in –dus, -da, -dum degli intransitivi utor, fruor, fungor, potior, vescor, per esempio: ad perfruendas voluptates al posto di ad perfruendum voluptatibus. Ma nel nominativo si usano solo impersonalmente; utendum est viribus (bisogna far uso delle forze), non utendae sunt vires. Similmente: suo cuique consilio utendum est. Mentre si dirà: omnia bona utenda ei ac possidenda tradidit.

Il gerundio non si trasforma talvolta nel participio futuro passivo, e ciò avviene regolarmente, quando ha per oggetto un pronome neutro nel caso accusativo, per esempio: studium illud videndi, e non studium illius videndi, perchè, dicendo in questa ultima maniera, la relazione del genere sarebbe ambigua. Così pure si dirà: cupiditas plura cognoscendi, e non plurium cognoscendorum. Tuttavia s'incontra alle volte anche senza questa ragione la detta costruzione, ma soltanto allorché il gerundio sta nel genitivo o nel dativo o nell'ablativo senza preposizione.



286.
Il genitivo del gerundio può servire di complemento a tutti quei sostantivi ed aggettivi che, nelle stesse condizioni, reggono un altro genitivo qualsiasi (cfr. § 210, 2 e § 213). Quindi, come si dice ars orationis, si potrà anche dire ars dicendi; cupidus regnandi, come cupidus regni.




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