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4. Allorché il pronome relativo ha funzione di soggetto e ha rapporto con un pronome di prima persona, il verbo della proposizione relativa si porrà anch'esso nella prima persona; se ha rapporto con un pronome di seconda persona, anche il verbo si porrà nella seconda persona (§ 191, 3. Nota 3).

Non sum is consul, qui nefas esse arbitrer Gracchos laudare. Vos, qui adfuistis, totam rem narrare poteritis.


5. Se il relativo è aggiunto ad un sostantivo di apposizione, questo sarà contenuto in latino nella proposizione relativa, per esempio: Cato, qui vir auctoritate omnes superabat (Catone, uomo, che ogni altro superava di autorità).

Nihil cognovi ingratius; in quo vitio nihil non inest mali. Oppius curat negotia Rufi, quo equite Romano ego familiarissime utor.

6. Talvolta il relativo rappresenta un pronome dimostrativo o personale preceduto da una congiunzione, come et, nam, enim, sed, autem ecc.

Perobscura est quaestio de natura deorum; quae ad agnitionem animi pulcherrima est (= sed ea). Illa Stoicorum de se opinio firma in Rutilio et stabilis inventa est. Qui cum innocentissimus in iudicium vocatus esset, oratorem adhibere noluit (= nam is).

Spesso si adopera in questa maniera con una congiunzione: qui cum, qui ut, qui postquam e simili, ma quando serve a collegare come pronome relativo una proposizione con un'altra, non ammette mai dopo di sĕ autem, enim o vero.

Alcuni avverbi di luogo, specialmente ubi e unde, possono anche usarsi invece del pronome relativo preceduto da una preposizione, quando si riferiscono a persone indeterminate. Catone extincto nemo erit, unde discam (= a quo). Nemo fuit, ubi ius nostrum obtineremus (= apud quem).

7. Sui, sibi, se. Suus, sua, suum.

a) Il pronome riflessivo sui, sibi, se viene adoperato in tutte le proposizioni senza eccezione, allorché il pronome della terza persona si riferisce al soggetto della medesima proposizione.

Caesar se ad suos recepit. Homo placabilis facile ignoscit iniurias sibi illatas (che gli vengono fatte).

In italiano si usa “gli, le, lui, lo, la”, se il pronome non è retto dal verbo principale, ma da un'altra parte della proposizione. Alexander praefectum equitatus incautius in se ruentem (che gli si avventava contro) hasta transfixit.

b) Il possessivo suus si usa il più delle volte anche quando il pronome non si riferisce al soggetto, ma ad un altro nome, purché questo sia nella medesima proposizione. Puer columbam cepit in nido suo (nel suo nido), meglio che in nido eius.

Si deve però sempre usare suus, quando si vuol far spiccare l'idea di “suo”, quando cioè “suo” vale “suo proprio”, come pure quando è seguito da quisque; oltre ciò si dice sempre al plurale sui per significare “i propri congiunti”.