182.
21. Aggettivi derivati da avverbi sono: crastĭnus (del domani), da cras; diutinus, da diu; sempiternus (eterno), da semper; hesternus (di ieri), da heri; hodiernus (odierno), da hodie.




183.
I verbi che derivano da altri verbi (verbi verbali), si dividono in quattro classi, cioè in frequentativi, desiderativi, incoativi e diminutivi.

1. I verbi frequentativi significano la ripetizione o la frequenza dell'azione espressa dai verbi primitivi; talvolta servono semplicemente a darle maggior forza, nel qual caso si chiamano intensivi. Essi appartengono tutti alla prima coniugazione e si formano:

a) da verbi della prima coniugazione, cambiando l'-ātum del supino in -ĭto, come:

clamo, clamatum, clamĭto (andare gridando, gridare forte);
rogo, rogatum, rogĭto (chiedere con insistenza);
volo, volatum, volĭto (svolazzare);

b) da verbi della seconda e della terza coniugazione, cambiando la desinenza -um del supino in -o, come:

habeo, habĭtum, habĭto (abitare;avere abitualmente, tenere);
cano, cantum, canto (cantare; cantare ad alta voce);
volvo, volūtum, volūto (voltare, rivoltare; girare a fatica);
pello, pulsum, pulso (picchiare; battere forte);

c) da verbi della quarta coniugazione, due soltanto: salto (danzare), da salire (saltare) e dormīto (dormicchiare, sonnecchiare), da dormire (dormire);

d) da dico (dire) si fa dicto (detto), e da questo il doppio frequentativo dictito; così pure da cano si fa canto e cantito; da curro, curso e cursito. Di parecchi altri verbi è usato solo il doppio frequentativo, come actito, haesito, lectito, scriptito, ventito (non acto, ecc.);

e) pochi frequentativi si formano aggiungendo -ĭto al tema del presente: agito, fluito, noscito, quaerito;

f) frequentativi deponenti sono: amplexor, pollicitor, sector, tutor, sciscitor.

2. I verbi desiderativi esprimono un desiderio e si formano dal supino cambiando -um in -ǔrio, come esǔrio (avere fame), da edo, esum; partǔrio (sentire le doglie del parto; aver voglia di partorire), da pario, partum. Questi verbi seguono la quarta coniugazione, ma non hanno né perfetto né supino.

3. I verbi incoativi denotano l’inizio di quello stato che è espresso dal verbo primitivo (cfr. § 129); essi finiscono in -asco, se derivano da verbi della prima coniugazione, in -esco, se da verbi della seconda, in -isco, se da verbi della terza e della quarta.

4. I verbi diminutivi denotano l'azione dandole qualità di piccola ed insignificante; essi terminano in –illo, come conscribillo, conscribillare (scrivacchiare, scarabocchiare).




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