267.
Dico, scribo si costruiscono con l'ut, ne e il congiuntivo quando accennano un ordine, una preghiera. Scripsit mihi licere sibi venire (mi scrisse che gli era permesso di venire); ut liceret sibi venire, che gli fosse permesso di venire.

Dubito con l'infinito significa “esitare, essere incerto”, per esempio: milites transire flumen non dubitaverunt. Dubito num significa “dubito se”. Non dubito quin significa “essere certo” (vedere § 252, Nota).

Timeo, metuo, vereor, con l'infinito prendono il significato di “non ardire”. Vereor te laudare praesentem. Con ut o ne esprimono timore, apprensione (vedere § 230, 3).


La proposizione espressa per mezzo dell'accusativo con l'infinito si può considerare come un solo concetto, il quale funge ora da soggetto (nominativo) ora da oggetto (accusativo), talvolta, ma raramente, di un altro caso. Così nel primo dei due esempi sopra allegati, Deum esse è soggetto, mentre nel secondo, Deum esse bonum è oggetto.

Quando il soggetto non è determinato, ma è una persona generica, si tace in latino l'accusativo del soggetto. Contentum esse suis rebus, maximae sunt certissimaeque divitiae (esser contento, cioè essere gli uomini contenti). Hesiodus eadem mensura reddere iubet, qua acceperis, aut etiam maiore, si possis (vuole che si renda ecc.)



268.
L'accusativo con l'infinito fa da oggetto con i verbi o con le frasi che accennano “sentire” o “dire” e serve a significare che una cosa è o si compie.

Tali verbi sono per lo più: video, audio, sentio, animadverto, opinor, puto, credo, iudico, censeo, suspicor, perspicio, comperio, intellego, scio, nescio, ignoro, memini, recordor, obliviscor, disco, accipio, spero, despero, concludo, dico, narro, trado, prodo, nego, fateor, scribo, doceo, nuntio, affirmo, declaro, ostendo, demonstro, perhibeo, promitto, polliceor, minor, simulo, dissimulo e , finalmente, la locuzione aliquem certiorem facio, ed i sostantivi opinio, spes, nuntius, ed altri di simile significato, che siano congiunti con un verbo, come habere, excitare, capere, afferre ecc., o senza verbo alcuno.

Quando i detti verbi sono adoperati in forma passiva, l'accusativo con l'infinito diventa naturalmente soggetto della proposizione. Humana omnia caduca esse facile intellegitur.

Lapidum conflictu acque tritu elici ignem videmus. Ego ne utilem quidem arbitror esse nobis futurarum rerum scientiam. Tantum quisque laudat, quantum se posse sperat imitari. Piatonem ferunt (= dicunt) primum de animorum aeternitate sensisse idem, quod Pythagoram (sottinteso sensisse ferunt). Concede, nihil esse honum, nisi quod honestum sit: concedendum est, in virtute sola positam esse beatam vitam. Aristoteles docet, Orpheum poëtam nunquam fuisse (§ 198, 4).