204.
tibi (provvedo a te); prospicio o provideo frumentum (provvedo di frumento);
tempero o moderor aliquid (ordino, governo qualche cosa); tempero mihi (irae meae) (mi modero, freno la mia collera); tempero a lacrimis (trattengo o freno le lacrime);
probare (approvare); probare alicui aliquid (convincere di una cosa qualcuno); hoc mihi probatur (ciò mi piace).




205.
Dativo con i composti. La maggior parte dei verbi, nella composizione dei quali entrano le preposizioni ad, ante, cum (con), in, inter, ob, post, prae, sub e super, reggono il dativo anziché ripetere la preposizione davanti al caso dipendente.

Natura sensibus adiunxit rationem. Virtutes animi bonis corporis anteponuntur. Hannibal Romanis magnum terrorem iniecit. Consiliis interdum obstat fortuna. Hannibal Alexandro Magno non postponendus est. Animus praepositus est corpori. Succumbere doloribus miserum est. Parva magnis saepe rectissime conferuntur. Nasus quasi murus oculis interiectus est. Sunt quaedam sidera, quae infixa coelo non moventur et suis sedibus inhaerent. Neque deesse neque superesse rei publicae volo.

Non di rado però, e specialmente con i verbi composti dalle preposizioni ad, cum e in, si ripete la preposizione Macedones ad imperium Graeciae adiunxerunt Asiam. Romani non conferendi sunt cum Graecis. In philosophia magna inest vis virtutis (con il verbo inesse è questo l'uso più costante). Interesse alicui rei vuol dire “esser presente a una cosa”; interest inter, “c’è differenza fra”. Adsum in senatu (assisto a una seduta del senato); adsum amicis (assisto gli amici). Talvolta al posto della medesima preposizione si adopera una preposizione affine, come incumbere ad aliquid e in aliquid (darsi, attendere a qualcosa). Similmente si dice obversari ante oculos; obiicere contra impetum hostium (la preposizione ob non si ripete).



206.
I verbi circumdo (mettere attorno, circondare); dono (donare, regalare); induo (indossare, vestire); adspergo (spargere; spruzzare, aspergere) ; macto (sacrificare, immolare, onorare con sacrifici); exuo (levare di dosso, spogliare) godono di una doppia costruzione, potendo reggere un dativo di persona o di cosa considerata come persona e un accusativo di cosa, oppure un accusativo di persona e un ablativo di cosa, per esempio: donare alicui pecuniam (dare denaro a qualcuno); aliquem pecuniā (regalare a qualcuno del denaro).

Nel passivo si dirà: tu libro donaris (o tibi liber donatur), induor aliqua re ecc.