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Decimo Giunio Bruto Albino
(✶? †43 a.C.)
Decimo Giunio Bruto Albino (in latino: Decimus Iunius Brutus Albinus; ... – 43 a.C.) è stato un politico e militare romano, ma è ricordato soprattutto per essere stato uno dei congiurati che assassinarono Cesare nelle idi di marzo del 44 a.C..
Giovinezza
Era figlio del Decimo Bruto che era stato console nel 77 a.C. ed era forse stato adottato da un Postumio Albino. Decimo Bruto sarebbe nato tra l'85 e l'80 a.C. ca., dato che nel De bello Gallico Cesare lo definisce adulescens, termine che indicava che egli non aveva ancora raggiunto l'età per diventare questore. In gioventù fu amico, tra gli altri, di Publio Clodio Pulcro e di Marco Antonio.
Guerre in Gallia
Decimo fu uno dei legati di Cesare durante le guerre in Gallia e nel 56 a.C. comandò la flotta durante la guerra contro i Veneti. Fu lui a comandare la flotta romana durante gli scontri decisivi che causarono la distruzione della flotta dei Veneti, anche grazie all'utilizzo delle passarelle uncinate che permettevano ai romani di trasformare una battaglia navale in un corpo a corpo tra i soldati. Nel 52 a.C., nel corso della sollevazione generale guidata da Vercingetorige, dapprima comandò la cavalleria e poi due coorti.
Guerra civile
Durante la guerra civile tra ottimati e popolari, Decimo si schierò con i popolari di Cesare, e ancora una volta gli furono affidate operazioni navali.
Fu Decimo a comandare alla vittoria la flotta romana nelle due battaglie navali di Marsiglia e di Tauroento, vittorie che permisero ai cesariani di mantenere il blocco sulla città di Marsiglia e di ottenerne la resa.
È probabile che nel 47 e nel 46 a.C. sia stato governatore della Gallia Transalpina. Fu pretore nel 45 a.C.
Idi di marzo
Quando Cesare, vincitore della guerra civile, tornò a Roma e divenne dictator, Decimo Bruto si unì alla cospirazione contro Cesare, convinto da Marco Giunio Bruto, senza che Cesare lo sospettasse di alcunché, tanto che Decimo Bruto fu dal lui menzionato nel suo testamento.
Nel 44 a.C. fu nominato pretore peregrino da Cesare, per essere destinato ad essere governatore romano della Gallia Cisalpina nell'anno successivo e designato dal dittatore stesso al consolato del 42 a.C. al cui posto si insediò poi il triumviro Marco Emilio Lepido.
Alle Idi di marzo, quando Cesare sembrava deciso di non recarsi al Senato su pressione della moglie Calpurnia, che aveva avuto cattivi presagi, fu Decimo Bruto a convincere il dittatore ad andare in Senato, allontanando le preoccupazioni della moglie. Quando Cesare arrivò nell'aula del Senato, fu attaccato e assassinato dai cospiratori. Secondo Nicolaus di Damasco, Decimo Bruto fu il terzo a colpire Cesare, pugnalandolo di lato.
Conseguenze
Gli assassini, il giorno successivo, usufruirono di un'amnistia concessa dal Senato su proposta di Marco Antonio, console con Cesare. Ma la situazione non si pacificò in città, poiché la popolazione di Roma e i suoi legionari chiedevano la punizione per i cospiratori.
I cospiratori decisero allora di mantenere un profilo basso e Decimo sfruttò il suo incarico di pretore peregrino per stare lontano da Roma. Ma la situazione per i cospiratori non migliorava, per cui, all'inizio del 43 a.C., Decimo si recò nella provincia assegnatagli della Gallia Cisalpina ed iniziò ad arruolare un proprio esercito.
Allora il Senato romano gli ordinò di cedere la provincia a Marco Antonio, ma egli rifiutò; questo rifiuto offri a Marco Antonio il motivo per dichiarare Decimo nemico pubblico, riconquistando così (almeno in parte) il favore dei romani, che chiedevano la punizione per i cesaricidi, e la possibilità di ottenere, su decreto del Senato, il controllo della Gallia Cisalpina.
Nel 43 a.C. Decimo occupò Mutina (l'odierna Modena), nella previsione di dover combattere una lunga guerra. Antonio bloccò in città le truppe di Decimo, con l'intenzione di prenderle per fame.
Intanto, però, in senato, anche su istigazione di Cicerone, si stava formando una fazione contraria a Marco Antonio e favorevole ad Ottaviano, il futuro imperatore Augusto, diciannovenne erede di Cesare. Il senato revocò l'assegnazione a Marco Antonio della Gallia Cisalpina e incaricò quindi i consoli di quell'anno, Aulo Irzio e Gaio Vibio Pansa, di marciare contro di lui. Ottaviano, appositamente nominato alla carica di propraetor, accompagnò i consoli con milizie a lui fedeli, costituite da veterani di Cesare.
Il 14 aprile si combatté la battaglia di Forum Gallorum; Marco Antonio ebbe inizialmente la meglio sulle forze del console Vibio Pansa (che, ferito gravemente, morirà alcuni giorni dopo a Modena), ma nella serata le sue legioni vittoriose furono sorprese e sconfitte a loro volta dalle forze inviate in soccorso dall'altro console Aulo Irzio.
La settimana successiva, il 21 aprile, si svolse una seconda battaglia, battaglia di Mutina, dove Antonio fu nuovamente sconfitto, ma dove anche il secondo console, Irzio, trovò la morte mentre combatteva in prima linea all'interno degli accampamenti nemici. A questo punto Antonio si ritirò, temendo di essere a sua volta posto sotto assedio dalle forze nemiche.
Decimo Bruto prudentemente ringraziò Ottaviano, diventato comandante delle legioni che avevano sconfitto Antonio e lo avevano liberato dall'assedio; Ottaviano, freddamente rispose che era venuto per opporsi ad Antonio, non per salvare uno degli assassini di Cesare. Decimo diede allora l'ordine di ingaggiare guerra contro Antonio, ma molti soldati disertarono per unirsi ad Ottaviano.
La sua posizione peggiorava giorno dopo giorno, per cui Decimo fuggì dalla città con l'intenzione di raggiungere Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino che si trovavano nella provincia romana della Macedonia. Ma durante la sua fuga, fu catturato ed ucciso da un capo Gallo fedele ad Antonio, diventando così il primo cesaricida ad essere ucciso.
Letteratura successiva
- Nel Giulio Cesare di William Shakespeare, Decimo Bruto è erroneamente chiamato Decio Bruto.
Decimo Bruto nella cultura di massa
Decimo Bruto (o Decio) è il principale antagonista insieme a Marco Antonio del videogioco di ruolo per PlayStation 2 Shadow of Rome.
Bibliografia
- Gaio Svetonio Tranquillo, De vita Caesarum, libri I-II.
Fonte:Wikipedia, l'enciclopedia libera
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