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Claudio Claudiano
(✶370≈ †404)
Claudio Claudiano (latino: Claudius Claudianus; Alessandria, 370 circa – Roma, 404) fu un poeta romano, sostenitore del generale Stilicone.
Greco di lingua, apprese la lingua latina sui testi degli autori classici. In tale lingua scrisse la quasi totalità della propria opera.
Si trasferì a Roma nel 394 e si conquistò il favore dell'illustre famiglia cristiana degli Anicii componendo un panegirico in onore dei due rampolli Probino e Olibrio, consoli per il 395. Questo componimento attrasse l'attenzione del potente generale Stilicone, tanto che il successivo gennaio (396) Claudiano declamò un panegirico in onore del terzo consolato dell'imperatore Onorio, in realtà un pezzo della propaganda di Stilicone. Nei successivi anni, mentre continuava a comporre opere propagandistiche in favore di Stilicone, ottenne il titolo di vir clarissimus, tribunus e notarius, col quale divenne senatore, e, dal Senato romano, una statua nel foro di Traiano (la solenne iscrizione, ritrovata nel 1493 da Pomponio Leto è ora al Museo archeologico nazionale di Napoli).
Di lui si perdono le tracce dopo il 404, anno in cui recitò il panegirico per il sesto consolato di Onorio. L'assenza di riferimenti, nelle sue opere, agli eventi degli anni successivi lascia pensare che proprio nel 404 abbia trovato la morte.
Opere
La sua poesia, prevalentemente in esametri (nelle prefazioni, però, prediligeva il distico elegiaco), e quasi tutta d'occasione (De tertio consulatu Honorii Augusti, Epithalamium de nuptiis Honorii et Mariae, le invettive contro Rufino ed Eutropio, rivali di Stilicone, eccetera), trova non di rado accenti di sincerità e vigore, specie nel sentimento della grandezza e della missione civile di Roma e nell'ammirazione per il generale Stilicone, in cui Claudiano vedeva l'estremo baluardo dell'impero incarnante la virtus della romanità ideale (De Consulatu Stilichonis; De bello Gildonico contro l'usurpatore mauritano Gildone; De bello Gothico, sulla vittoria di Stilicone contro Alarico I a Pollenzo).
A parte vanno considerati i poemetti mitologici incompiuti, De raptu Proserpinae (in tre libri) e Gigantomachia, nei quali Claudiano fa rivivere lo spirito dell'epos virgiliano e il plasticismo di Ovidio. Si è anche conservato un frammento di una Gigantomachia in greco, che, sia per la lingua che per l'impostazione retorica, è probabilmente anteriore alla venuta del poeta a Roma.
Spunti di originalità, infine, compaiono nei cosiddetti "carmina minora", silloge di 53 poesie di argomento e soprattutto valore poetico vario (si distinguono, tra tutti, l'Epithalamium dictum Palladio v. c. et Celerinae, la Laus Serenae, l'idillio Magnes, l'idillio Phoenix) raccolte molto probabilmente dopo la sua morte in ambiente stiliconiano.
Bibliografia
- Gregory Nagy, Greek Literature: Greek Literature, Routledge, 2001, ISBN 0-415-93771-X, pp. 42-43.
- Milo De Angelis, Claudio Claudiano "Il rapimento di Proserpina", 2010, Ed. Enrico Casaccia
Fonte:Wikipedia, l'enciclopedia libera
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